Poesie 17

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Era d’agosto e un povero uccelletto,
Ferito dallo sparo d’un moschetto
Con un’ala offesa,
Andò a finire in chiesa.
Il parroco intravide l’animale,
Mentre i fedeli stavano a sedere
E recitavano sommessi le preghiere.
Una donna vide l’uccelletto,
lo prese e se lo mise dentro il petto.
E mentre in chiesa leggero era il fruscio,
si udì un pigolio, cip, cip, cip.
Qualcuno rise a sto cantar di uccelli, il parroco gridò:
"Fratelli, chi di voi ha l’uccello, per favore voglia uscire
dalla casa del Signore."
Gli uomini perplessi a tal parole,
lentamente alzarono le suole.
Ma il parroco lasciò il confessionale, e disse:
"Ehi, mi sono espresso male, tornate indietro, e statemi a sentire,
solo chi ha preso l’uccello deve uscire."
A testa bassa e la corona in mano,
le donne si alzarono pian piano.
Ma mentre andavano fuori gridò il prete:
"Ma dove andate o stolte che voi siete,
restate qui e ognuno ascolti e sieda,
esca solo chi l’ha preso in chiesa."
Ubbidienti in quello stesso istante,
le monache si alzaron tutte quante,
e con il volto coperto di rossore
lasciaron la casa del Signore.
"Per tutti i santi", gridò il prete,
"sorelle entrate e state quiete.
Conviene finire, fratelli peccatori,
l’equivoco e la serie di errori.
Esca soltanto chi è così villano
da stare in chiesa con l’uccello in mano."

Ben celata in un angolo appartato,
una ragazza con il suo fidanzato,
nascosti in una cappella laterale,
manca poco che si sentisse male,
e disse con il volto di un pallore smorto:
"Che ti dicevo, se n’è accorto!"

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